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Tra le notizie di cronaca e le inchieste giornalistiche che ci hanno intrattenuto durante l’afosa estate appena trascorsa, ve ne è una che tiene tuttora banco, spiccando sulle altre e generando ansia collettiva, specie con l’approssimarsi dell’anno scolastico. Ne arrivano flash di continuo e chiunque, all’apertura quotidiana del proprio dispositivo cellulare, viene reso edotto sugli ultimi aggiornamenti.

Mi riferisco alla vicenda, ormai a tutti nota, dei cosiddetti “diplomifici”.

I giornalisti, si sa, fanno il loro lavoro, e nulla più di un bel coro unanime di proteste attira click. Tuttavia, è bene fare chiarezza, o meglio specificare l’ovvio, perché – in epoca di sdegno social – nel tritacarne ci finiscono tutti, buoni e cattivi.

Cominciamo col dire che, nel mare magnum delle scuole private e paritarie, non esistono solo quelle che stanno recentemente attirando l’attenzione mediatica. Ve ne sono tante che lavorano bene e in silenzio, offrendo un servizio di alta qualità a tutti coloro che – per i più svariati motivi – non riescono a frequentare la scuola pubblica.

Sfatiamo qualche mito
Il primo mito da sfatare è che, alle scuole private o paritarie, si rivolgono solo coloro che cercano una scorciatoia, un canale privilegiato per la conquista del diploma. Non è così.

Tra gli utenti di questo genere di servizio, molti sono giovani che hanno subito episodi di bullismo e cercano, pertanto, un ambiente più confortevole; altri hanno difficoltà nell’approccio allo studio e ambiscono a una sorta di piano personalizzato, per non essere lasciati indietro; altri, ancora, sono lavoratori impossibilitati alla frequenza mattutina, e per i quali vengono messi a disposizione pacchetti di tutoraggi pomeridiani.

Un universo variegato di persone che vivono situazioni di difficoltà non risolvibili all’interno di strutture pubbliche, e comunque desiderosi di concludere il proprio percorso di studi.

Personale e docenti delle scuole private e paritarie ricevono una formazione specifica proprio per affrontare problematiche simili, e sviluppano una speciale attitudine all’accoglienza e alla disponibilità.

Tre consigli per scegliere la scuola
Naturalmente, anche l’utenza deve fare la sua parte, consistente nel non lasciarsi blandire da offerte che, di primo acchito, tradiscono tutta la loro inverosimiglianza.

Un consiglio è quello di assicurarsi, in primis, che il titolo rilasciato dalla scuola (privata o paritaria) sia riconosciuto dal MIUR.

Inoltre, occorre sempre diffidare di chi propone un percorso formativo senza ore di lezione e di presenza in classe (o, quanto meno, su una piattaforma telematica), eliminando il contatto allievo/docente e affidando interamente la preparazione al rilascio di materiale didattico.

Infine, quando contattate una struttura privata o paritaria non limitatevi al semplice contatto telefonico: recatevi personalmente in sede sia per visitare gli ambienti in cui voi o i vostri figli vi troverete a studiare sia per conoscere il titolare e tutti gli altri membri dello staff. Un colloquio preliminare aiuta a comprendere quale tipo di professionalità si celi dietro la voce al telefono.

Nessuna bacchetta magica
Il diploma si conquista attraverso uno studio metodico e la scelta del percorso più adatto al discente. Ciò che fa una scuola privata (o paritaria) è sedersi a tavolino con i propri aspiranti frequentatori e disegnare un progetto di studi modellato sulle loro specifiche esigenze, senza fatue promesse e, soprattutto, senza agitare bacchette magiche.